Psiko - Bunker Walls




Psiko è uno degli street artist che ha partecipato a  BUNKER WALLS - Street Art inside the cave, un progetto di graffiti all’interno del rifugio antiaereo di via Fago a Bolzano.


Ciao Paolo, qual è stato il tuo primo pensiero quando hai ricevuto la proposta di lavorare dentro un rifugio antiaereo?Ho pensato che fosse una cosa strana e quindi mi son detto “perché no?”. È sempre bello accettare la sfida di lavorare in situazioni un po’ diverse dall’ordinario. Un aspetto che mi ha affascinato fin da subito è l’assenza della luce e il fatto che le gallerie di questo bunker non siano così facilmente visibili. Solitamente i graffiti vengono fatti dove c’è passaggio di persone, dove vengono visti. La vivo come una sfida, è divertente. Non è capita tutti i giorni di andare dentro una “grotta” a dipingere. Situazioni simili capitano raramente in una carriera artistica. 

E quando hai scoperto che questo è stato un rifugio antiaereo realizzato dai nazisti?
Il primo pensiero l’ho rivolto a mio nonno, che durante la seconda guerra mondiale è stato internato in un campo di lavoro forzati a Francoforte. Quando si parla della guerra non si può assolutamente  dimenticare la memoria dei nostri nonni. Conoscere la Storia guardando negli occhi chi l’ha vissuta è un grande privilegio. Sono memorie vissute che ci aiutano a comprendere meglio il mondo in cui viviamo e magari a lamentarci un po’ di meno. Mio nonno era tornato a casa zoppo e senza un dito. Inizialmente ho pensato di realizzare la mia opera intorno a questo.
In seguito la mia idea si è sviluppata in un’altra direzione. Ho sviluppato un tema un po’ diverso.

Come nasce l’idea della tua opera?
Si lega ai temi dei diritti umani e quelli di libertà e schiavitù. Ho disegnato due donne legate con delle corde in una situazione di coercizione. Le corde che le imprigionano hanno un duplice significato: vogliono ricordare il filo d’Arianna, quindi un modo per ritrovare la strada verso l’uscita dal labirinto, hanno infatti in mano dei coltelli che rappresentano la possibilità di liberarsi dalla schiavitù.  Ho voluto dare dei tratti orientali alle due donne, in riferimento al fatto che in oriente spesso le persone vengono sfruttate, come per esempio attraverso lo sfruttamento sessuale. Con quest’opera ho voluto portare l’attenzione sulla tematica del diritto di libertà delle donne.

Che cos’è per te la Memoria?
Non dimenticarsi di quello che è stato. Informarsi in merito alle tue origini, alle tue radici. La memoria prima o poi si perde con la vecchiaia, si fa fatica a ricordare. Avere dei ricordi tangibili ti aiuta a preservare la memoria. 



Foto di Samira Mosca
Intervista di Veronica Tonidandel