Who's there?


Who’s There? è una ricerca di risposte che usa la fotografia come macchina di attenzione che raccoglie indizi e tracce attraverso camminate ed esplorazioni dal centro alla periferia di Bolzano.

“Gli stimoli partono da alcune domande esistenziali che ho ritrovato nel personaggio di Ofelia come in me stessa o forse in me stessa cercando Ofelia. Chi? Dove? Perché? (..) Ophelia mi ha dato l’opportunità di trasformare alcune mie credenze, nate nella tradizione, e di considerare diversamente certe qualità che davo per scontate, senza metterle in questione. Mi ha permesso di cambiare punto di vista, di entrare e considerare un altro modo di vedere le cose, un altro scorcio di finestra. Ho riflettuto sulla femminilità come essenza sottile, sulla debolezza, sulla forza, sulla sensibilità, sulla fragilità, sulle porte, sui muri e la città, sui ponti e sui confini, sul fiume e sull’acqua.”

Inquadrature che hanno permesso all’autrice di prendere gli occhi di Ophelia, di ricostruirne lo sguardo raccogliendo frammenti di città per ricomporli in serie. Secondo l’autrice l’architettura, come un copione, definisce spazi e gesti, rapporti e ruoli. Lo spazio impone dei modelli. I muri, le porte, le finestre, gli angoli, i pavimenti delineano comportamenti e abitudini: noi li vediamo e li incontriamo ma da dentro non sempre si capisce fino in fondo la struttura, che molto spesso è già pronta e imposta da qualcun’ altro, da uno sceneggiatore. In questa corte distopica dove tutto è nascosto, da dietro, da dentro, a parte ([behind] [Aside][within], seguendo le didascalie dello scritto di Shakespeare), tutto è non visto, non detto e tenta di bloccare il tempo. L’unica via di fuga è il fiume che scorre, e scorrendo cambia. Forse Ophelia è il fiume. Questa ricerca ha preso prima la forma di un’indagine fotografica e video per la città di Bolzano. Si è poi tradotta, in un allestimento, in proiezioni video e in una performance.